Articoli - 19/12/2006
'Handful of soul' di Mario Biondi: 'Con questo album sono a posto con me stesso'

E’ necessario assistere ad uno dei suoi concerti per realizzare che Mario Biondi, trentacinque anni siciliano, sia davvero l’autore e l’interprete di “Handful of soul”, il suo album d’esordio.
Colui che tutti paragonano a Barry White possiede infatti una voce che ha dell’incredibile: “Non ho mai studiato canto, tutto quello che so me l’ha insegnato mio padre”, ha spiegato Mario a Rockol, “Mi viene naturale”.
“Ho fatto molta gavetta nei club in giro per l’Italia, Europa e America”, aggiunge Biondi: “La voglia di creare qualcosa a livello discografico è arrivata nel momento in cui mi sono sentito pronto a registrare. Sono sempre stato molto pignolo e autocritico con me stesso: c’era la volta che non mi accettavo fino in fondo, la volta che non mi convinceva la mia dizione in inglese, la timbrica vocale o il modo in cui cantavo. La cosa straordinaria però, è che all’età di dodici anni mi ero prefissato di creare qualcosa di incredibile che mi rappresentasse fino in fondo. Devo dire che ci sono riuscito, è successo a trentacinque anni con questo album, e adesso posso dire di sentirmi abbastanza a posto con me stesso. Questo disco mi rappresenta, anche se a dire la verità, riascoltandolo oggi, riesco comunque a trovare dei piccoli difetti”.
“Ho ottenuto molto da questo disco”, conclude l’artista, “Mi aspetto solo di continuare a migliorare il mio lavoro e di fare ancora tanto”.
Colui che tutti paragonano a Barry White possiede infatti una voce che ha dell’incredibile: “Non ho mai studiato canto, tutto quello che so me l’ha insegnato mio padre”, ha spiegato Mario a Rockol, “Mi viene naturale”.
“Ho fatto molta gavetta nei club in giro per l’Italia, Europa e America”, aggiunge Biondi: “La voglia di creare qualcosa a livello discografico è arrivata nel momento in cui mi sono sentito pronto a registrare. Sono sempre stato molto pignolo e autocritico con me stesso: c’era la volta che non mi accettavo fino in fondo, la volta che non mi convinceva la mia dizione in inglese, la timbrica vocale o il modo in cui cantavo. La cosa straordinaria però, è che all’età di dodici anni mi ero prefissato di creare qualcosa di incredibile che mi rappresentasse fino in fondo. Devo dire che ci sono riuscito, è successo a trentacinque anni con questo album, e adesso posso dire di sentirmi abbastanza a posto con me stesso. Questo disco mi rappresenta, anche se a dire la verità, riascoltandolo oggi, riesco comunque a trovare dei piccoli difetti”.
“Sono stato per i primi anni un cantante di cover”, spiega: “ho iniziato a dodici anni mezzo con mio padre che era un cantante, molto popolare soprattutto in Sicilia. Mi disse di andare a cantare con lui, e mi portò su un palco davanti quattromila persone: avevo le gambe che mi tremavano, e quella fu la mia prima esibizione dal vivo. Durante la gavetta ho fatto anche da spalla a Fred Bongusto, Peppino Di Capri, Franco Califano, Ray Charles, e Fiorello. Nell’ottobre del ’91 mi sono invece spostato a Reggio Emilia e subito mi sono inserito in un locale, il Tutankhamon, nel quale feci molte serate e pian piano è nato il gruppo dei Mario Bros. Poi ci siamo sciolti, anche se tuttora ci frequentiamo e suoniamo insieme ogni tanto. Sempre in quel periodo conobbi Capiozzo & Mecco con cui registrai l’album ‘Whisky a Go Go’, in cui cantavo due brani. Da lì partimmo per una tournée di venticinque giorni a New York. Eravamo un quintetto, sax, chitarra, hammond, batteria e voce. Così prese vita ‘This is wath you are’, e insieme a Luciano Cantone, il mio produttore, si è pensato di costruire un mondo intorno a quel brano: sono nate in seguito ‘No mercy for me’, ‘Never die’ e ‘Gig’. Gli altri brani presenti sono invece delle cover”.
“Ho ottenuto molto da questo disco”, conclude l’artista, “Mi aspetto solo di continuare a migliorare il mio lavoro e di fare ancora tanto”.
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